Tutti hanno un paio di ali ma solo chi sogna impara a volare.

Image Hosted by ImageShack.us


My Spirit of Fairy


Carezze di fiati sulle guance, petali di rosa sulle mie labbra...
Carezze di fiati sulle guance, petali di rosa sulle mie labbra...
Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

martedì 25 novembre 2008

Pablo Neruda

E' proibito piangere senza comprendere
alzarsi un giorno senza sapere cosa fare
aver paura dei propri ricordi.
E' proibito non sorridere ai problemi
non lottare per ciò che credi
abbandonare tutto per paura
non trasformare in realtà i tuoi sogni.

E' proibito non dimostrare il tuo amore
permettere che qualcuno paghi per il tuo malumore
E' proibito lasciare i tuoi amici
non tentare di comprendere ciò che si ha vissuto assieme
chiamarli solo nel momento del bisogno.

E' proibito non essere te stesso davanti alla gente
fingere davanti alle persone di cui non ti importa
essere gentili solo perchè gli altri si ricordino di te
dimenticarti della gente che ti vuole bene.

E' proibito sentir la mancanza di qualcuno senza allegria,
dimenticare i suoi occhi, il suo sorriso, tutto
solo perchè i vostri cammini si sono lasciati
dimenticare il passato e pagarlo con il presente.
E' proibito non tentare di comprendere le persone
pensare che la loro vita valga più della tua
non sapere che ognuno ha il suo cammino.

E' proibito non creare la tua storia
smettere di ringraziare Dio per la tua vita
non comprendere ciò che la vita ti dà
pure se lo prende.
E' proibito non cercare la tua felicità
non vivere la tua vita con attitudine positiva
non comprendere che possiamo essere migliori
non sentire che senza di te questo mondo non sarebbe uguale

sabato 22 novembre 2008

Kalhil Gibran - Sull'amore


Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.
E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse:
Quando l' amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.

Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.

Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.

L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.

E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.

L'amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi:
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.

lunedì 20 ottobre 2008

tic tac


Non ti auguro un dono qualsiasi
Ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo per divertirti e per ridere.
Ti auguro tempo per il tuo Fare e il tuo Pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo non soltanto per trascorrerlo.
Ti auguro tempo perché te ne resti,
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle
E tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno ogni tua ora come dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere,
tempo per la vita.

domenica 28 settembre 2008

Ho imparato!!!!!!!!

Ho imparato...
che nessuno è perfetto.
Finché non ti innamori.

Ho imparato...
che le opportunità non vanno mai perse.
Quelle che lasci andare tu...
le prende qualcun altro.

Ho imparato...
che quando serbi rancore e amarezza la felicità va da
un'altra parte.

Ho imparato...
Che bisognerebbe sempre usare parole
buone...Perchè
domani forse si dovranno rimangiare.

Ho imparato...
che un sorriso
è un modo economico per migliorare il tuo aspetto.

Ho imparato...
che non posso scegliere come mi sento...
Ma posso sempre farci qualcosa.

Ho imparato...
che tutti vogliono vivere in cima
alla montagna...Ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la
scali.

Ho imparato...
che bisogna godersi il viaggio
e non pensare solo alla meta.

Ho imparato...
che è meglio dare consigli solo in due
circostanze...
Quando sono richiesti e quando ne dipende la vita.

Ho imparato..
che meno tempo spreco...
più cose faccio.

Ho imparato... che la vita è dura...
MA IO DI PIU'!

sabato 20 settembre 2008

Prendere o lasciare

...dopo tutta la passione che ci è rimasta addosso
come faccio a sopportare ogni domani, domattina,
e come faccio adesso

dopo tutte le carezze che son rimaste sole
come faccioa sopportare un'altra mano
altri occhi un altro odore

dopo tutta la poesia che mi porta lontano
come faccio a sopportare un'altra donna al posto tuo
ancora mi fa strano

dopo tutto quei silenzi esasperati e stanchi
come faccio anon cercare in ogni storia un po di te
ed ecco che mi manchi

dopo tutte le promesse di rimanere amici
oggi so cosa fa male più di tutto più di te
le cose che non dici

dopo tutte le pazzie oggi mi sento solo
ma come posso allontanare l'illusione
che noi due riprenderemo il volo

e adesso parlo io
vorrei portarti al mare
per dirti tutte quelle cose che non ho saputo mai
dividere e capire

un anno se ne va, ancora qui ad urlare
ma come ho fatto a non capire che oramai non si può più
prendere o lasciare

giovedì 18 settembre 2008

Wucca - Gatti

Il Credo delle Streghe

Ascoltate ora le parole delle streghe,

i segreti che nella notte abbiamo nascosto,

quando lì era il sentiero del destino,

che ora ci porta nella luce al nostro posto.

Misteriosa acqua e misterioso fuoco,

la terra e l’aria in direzioni infinite,

che conosciamo nella loro segreta natura,

da essi bramiamo e prendiamo coraggio e quiete.

Il passare dell’inverno e della primavera,

la nascita e la rinascita di tutta la natura,

noi lo condividiamo con la vita universale,

gioiamo nel magico anello senza paura.



Quattro volte all'anno il grande sabb

ritorna, e le streghe sono viste allora

alla Vigilia di Maggio e all’antico Halloween,

danzando a Lammas e alla Candelora.

Quando giorno e notte sono uguali,

quando il sole è più alto e più basso all’orizzonte,

i quattro Sabba Minori sono celebrati

e di nuovo le streghe si ritrovano contente.

Tredici lune d’argento in un anno

per tredici volte alla Congrega si fa ritorno,

tredici volte all’Esbat siate felici,

per ciascun anno fiorente e un giorno.

Il potere era passato attraverso le ere,

ogni volta attraverso la donna e l’uomo tramandato,

ogni secolo all’altro secolo,

prima che il tempo fosse cominciato.

Quando il magico circolo è disegnato,

dalla spada o dall’athamè di potere,

la sua area tra due mondi giace

nella terra delle ombre per quelle ore.

Questo mondo non ha leggi che tu conosca,

e il mondo dell’Oltre nulla dirà,

i più antichi tra gli dei sono là invocati,

la Grande Opera magica si compirà.

Due sono le magiche colonne,

che alle porte del tempio sono erette,

e due i poteri della natura,

le forme e le forze divine e perfette.

Il buio e la luce in successione,

gli opposti ciascuno all’altro senza tormento,

svelati come un Dio e una Dea,

di questo i nostri avi facevano insegnamento.

Di notte è il selvaggio corridore del vento,

il Dio con le Corna, delle ombre signore,

di giorno Egli è il Re dei boschi,

delle verdi radure l’abitatore.

Lei è giovane o vecchia come le piace,

naviga nella sua barca le nuvole squarciate,

la splendente argentea signora della notte,

la vecchia rugosa che intesse nell’oscurità parole incantate.

Il Signore e la Signora della magia,

nel profondo della mente sembrano dimorare,

immortali e sempre rinnovati,

con il potere di liberare o legare.

Allora brindate con il buon vino degli antichi Dei,

e danzate e fate l’amore con la loro benedizione,

finché la bella terra di Elphane possa accoglierci,

in pace alla fine delle nostre ore.

E fai ciò che vuoi sia la sfida,

così nell’amore che non danneggia nessuno sia compiuto ogni atto,

perché questo è l’unico comandamento,

per la magia degli Antichi, così sia fatto!

Di otto parole la Regola delle Streghe per noi

se non danneggia nessuno fa ciò che vuoi!




Un Gatto in casa e' una gioia, una carezza nei momenti di sconforto, una giornaliera scoperta di un comportamento incomprensibile ed assurdo......un Gatto e' un mistero....il tuo Gatto e' il tuo mistero personale.

I gatti sono curiosi e complessi, addomesticati ma selvaggi, riservati, premurosi, affettuosi o lunatici. Ci appaiono misteriosi ed eleganti, giocherelloni e teneri, dolci micini o feroci cacciatori, compagni dell'uomo da millenni , spesso ispiratori di opere e di stile di vita, ma sempre fieri della propria indipendenza: sono creature superiori, meravigliose, eccezionali, specialmente i nostri.


Nei tempi passati, sorsero in alcuni paesi europei superstizioni di ogni genere relative ai gatti. Nel medioevo questi animali erano associati a ogni sorta di malefici e diavolerie, considerati indivisibili compagni di streghe e fattucchiere, sempre implicati in tutto ciò che sapeva di magia. I gatti neri, che erano ritenuti apportatori di sventura, venivano acciuffati e arsi vivi, talvolta unitamente a coloro che erano ritenuti sospetti di stregoneria. Ancor oggi, è radicata in molti la credenza secondo il cui vedersi attraversare la strada da un gatto nero costituisce segno di cattivo presagio.

Con la sola eccezione del Sud America, della Germania, e degli U.S.A., la figura del gatto nero viene paragonata, nel resto del mondo, come araldo di malasorte e presagio del lato oscuro della realtà.

L'Irlanda è una vera e propria miniera di miti e leggende sui gatti neri dandogli il ruolo di aiutante di taumaturghi, esempio eccellente Muezza, il gatto di Maometto, di cui parleremo nel prossimo capitolo.

I gatti celtici del mito irlandese sono semplici miniature del demone che avanza, venuti a distruggere il mondo umano ed ad oscurare la marea con il sangue del sacrificio.

Contrariamente alla precedente apocalittica visione c'era un tempo in cui i gatti erano venerati in Europa, prima della caccia alle streghe del Medioevo.

Il gatto nero, portatore di magia era rappresentante delle tenebre; ma grazie alla pelliccia che poteva anche assumere il bagliore luminoso del chiaro di luna poteva contare su una duplice identità. Inoltre il nero era un sottoprodotto del fuoco, che per gli antichi era una realtà positiva.Tutti questi aspetti erano, e sono ancora oggi, presenti nel gatto nero e sulle leggende che ne derivano.

Un grande legame esoterico dal punto di vista della mitologia e della religione ha sempre caratterizzato il rapporto tra uomo e gatto. Probabile è il fatto che il gatto prima di essere addomesticato sia stato adorato, infatti nell'antico Egitto era venerata una divinità femminile chiamata Bastet, avente corpo di donna e testa di gatto, simbolo della vita della fecondità e della maturità. In India invece troviamo la dea Sasti, una divinità felina simbolo di fertilità e maternità.

Nell' antico Egitto il gatto era ritenuto animale sacro e divino, infatti, alla loro morte venivano imbalsamati e sepolti con ogni onore. Attraverso l' Egitto il gatto giunse nei paesi arabi dove però l' animale eletto era il cavallo, ben presto però anche il nostro amico felino venne preso in simpatia e la sua fama ben presto eguagliò quella equina.

Un animale così leggendario deve conoscere verità che noi non saremo mai in grado di percepire, infatti, un detto africano dice che "Quello che ignori è più saggio di te"

Il periodo medievale non è stato buio solo per l' uomo ma anche per il gatto, nella mentalità popolare erano infatti considerati animali demoniaci, in quanto tali subirono infatti torture e sevizie



Un' antica leggenda di origine Polacca narra di una gatta che, disperata per la fine che avrebbero presto fatto i propri cuccioli, gettati al fiume dal proprio padrone, stava manifestando tutto il suo struggente dolore con pietosi e strazianti miagolii.

I Salici, presenti sulla sponda del fiume, impietositi dalla scena atroce, tesero i loro rami verso il fiume per permettere ai gattini di aggrapparsi, così facendo li salvarono dalla triste fine.

Da allora, ogni primavera i Salici non fioriscono ma, in ricordo di quanto accaduto, si ricoprono di una morbida infiorescenza lanuginosa e di colore bianco, simile al pelo dei gattini, tali infiorescenze vengono chiamate proprio "gattini".



Giugno : il solstizio d'estate e le erbe di san Giovanni.

Al solstizio d'estate, quando il sole raggiunge la sua massima inclinazione positiva rispetto all'equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso, comincia l'estate
Tale giorno era considerato sacro nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade qualche giorno dopo il solstizio, il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la natività di San Giovanni Battista.
E nella festa di San Giovanni convergono i riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori.
Tali riti antichi permangono, differenziandosi in varie forme, nell'arco di duemila anni, benché la Chiesa ostinatamente abbia tentato di sradicarli, o perlomeno di renderli meno incompatibili con la solennità e si esauriscono soltanto con la sistematica repressione dei governanti laici dell'Italia unita: nelle zone rurali si mantengono tuttavia i riti più semplici e naturali, propri della società contadina e pastorale.
Tutte le leggende si basano su di un evento che accade nel cielo : il 24 giugno il sole, che ha appena superato il punto del solstizio, comincia a decrescere, sia pure impercettibilmente, sull'orizzonte : insomma, noi crediamo che cominci l'estate, ma in realtà, da quel momento in poi, il sole comincia a calare, per dissolversi, al fine della sua corsa verso il basso, nelle brume invernali. Sarà all'altro solstizio, quello invernale, che in realtà l'inverno, raggiunta la più lunga delle sue notti, comincerà a decrescere, per lasciar posto all'estate.
E' così che avviene, da millenni, la corsa delle stagioni.
Nella notte della vigilia di San Giovanni, la notte più breve dell'anno, in tutte le campagne del Nord Europa l'attesa del sorgere del sole era (è ?) propiziata dai falò accesi sulle colline e sui monti, poiché da sempre, con il fuoco, si mettono in fuga le tenebre con le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si danzava e si cantava, e nella notte magica avvenivano prodigi : le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell'aria scura promesse d'amore e di fortuna, il Male si dissolveva sconfitto dalla stessa forza di cui subiva alla fine la condanna la feroce Erodiade, la regina maledetta che ebbe in dono il capo mozzo del Battista. Nella veglia, tra la notte e l'alba, i fiori bagnati di rugiada brillavano come segnali ; allo spuntar del sole si sceglievano e raccoglievano in mazzi per essere benedetti in chiesa dal sacerdote. Bagnarsi nella rugiada o lavarsene almeno gli occhi al ritorno della luce era per i fedeli cristiani un gesto di purificazione prima di partecipare ai riti in chiesa.
La rugiada ricordava il battesimo impartito dal Battista nel Giordano, le erbe dei prati e dei boschi riproponevano l'austera penitenza di Giovanni nel deserto prima della sua missione di precursore del Messia. Anche in Valsesia ritroviamo l'usanza dei falò, del lavacro con la rugiada e della benedizione in chiesa del mazzo di erbe e di fiori. Conservate gelosamente in casa, portate all'alpeggio in estate - verso il quale da molti paesi si partiva la stesso giorno del 24 di giugno - le erbe benedette riconsacravano la baita di montagna lasciata l'anno prima mantenendo tra le famiglie dei pastori un legame con la sacralità della festa e del rito d'inizio d'estate. Al ritorno dall'alpe, quelle stesse erbe essiccate, unite ad un ramo di olivo e ad uno di ginepro, venivano bruciate nella stalla a protezione degli animali. Non a caso, dunque, il precursore di Cristo, rappresentato con l'Agnello mistico e vestito da eremita, pastore del deserto, fu assunto dai pastori come patrono privilegiato fino dai primi secoli cristiani.



Ed ancora le donne si recano in processione, recando con loro i fiori da benedire.
I fiori di San Giovanni, dunque : l'artemisia, l'arnica ; le bacche rosso fuoco del ribes ; la verbena, della quale è credenza diffusa che, colta a mezzanotte della vigilia di San Giovanni, costituisca un'infallibile protezione contro i fulmini, ed è conosciuta in Bretagna come "erba della croce", perché si ritiene che protegga chi la porta con sé da qualsiasi male ed anche come "erba della doppia vista" perché il berne un infuso facilita la visione di realtà altrimenti nascoste.
E l'erica, la pianticella sottile.
L'erica è un fiore delle nevi e dei terreni poveri ed ostili. Infatti, il suo nome deriva dal verbo greco "ereiko", spezzo, rompo, proprio perché l'erica è più forte della dura crosta di terra invernale o della neve che la ricopre, tant'è che la buca senza fatica, emergendo all'aria aperta.
I fiori dell'erica, che vanno dal bianco alle varie tonalità di rosa, assomigliano, rovesciati, ai copricapi degli elfi.

L'erica, dal nome più romantico, era tenuta in grande considerazione fin dall'antichità, tanto da essere utilizzata per costruire le scope che sarebbero servite a pulire i templi degli Dei, e successivamente, in tempi più severi, il forno dove cuocere il pane.
L'utilizzo dell'erica per costruire scope era così diffuso che, in alcune regioni, l'erica stessa viene chiamata scopa e ancora oggi, alcune località soprattutto della Toscana, dove l'erica ricopre a distesa campi e colline, vengono chiamate Scopeto, Poggio delle Scope, Pian di Sco'. Stessa origine dovrebbero avere i paesi di Scopa e Scopello, della nostra Valsesia.
Le leggende associano spesso l'erica alle Entità Fatate, facendole dimorare fra i suoi rami e sconsigliando di
sdraiarsi a dormire fra queste piantine, per non correre il rischio di essere rapiti dal mondo delle fate. Di contro, era possibile accedere ai segreti dell'Aldilà, semplicemente dormendo su un letto di erica, che è anche spesso giaciglio degli amanti in numerose leggende.
E l'erica è posta a guardia del solstizio d'estate, periodo nel quale raggiunge la fioritura più completa. Usanza derivante probabilmente dal mondo celtico, dove l'erica è collegata sia all'Aldilà sia all'amore : le api, simbolo di saggezza segreta che proviene dall'Altromondo, sono particolarmente ghiotte dei fiori di questa piantina e producono così un miele squisito, da sempre legato a riti e significati di immortalità e di rinascita.
E ancora, tipico della notte di San Giovanni, il raro, misterioso fiore della felce che cresce nella notte magica, e si dice fiorisca a mezzanotte.
La storia relativa ai fiori magici è interessante, ed è frutto di credenze molto diffuse. In Boemia, ad esempio, si crede che il fiore della felce risplenda come l'oro, o come il fuoco, nella notte di San Giovanni : chiunque lo possieda in questa magica notte, e salga una montagna tenendolo in mano, scoprirà una vena d'oro, e vedrà brillare di fiamma azzurra i tesori della terra.
In Russia, i contadini raccontano che chi riesce ad impadronirsi del meraviglioso fiore nella vigilia di San Giovanni, se lo getta in aria, lo vedrà ricadere per terra nel punto preciso dove è nascosto un tesoro. Pare che questo fiore fiorisca improvvisamente, talvolta, a mezzanotte precisa della magica notte del solstizio d'estate ; e, sempre in Russia si racconta che chi abbia la fortuna di cogliere l'istante di quella fioritura improvvisa, potrà nello stesso tempo assistere a tanti altri spettacoli meravigliosi : gli sarebbero apparsi tre soli, e una luce avrebbe illuminato a giorno la foresta, e avrebbe udito un coro di risa, ed una voce femminile chiamarlo. IL fortunato a cui accade tutto questo non deve spaventarsi : se riesce a conservare la calma, raggiungerà la conoscenza di tutto ciò che sta succedendo o succederà nel mondo. Anche se resta da vedere se quest'ultima sia una buona magia.
Ma anche il seme della felce, che si vuole risplenda come oro nella notte di San Giovanni, non diversamente che dal magico fiore, farebbe scoprire i tesori nascosti nella terra : i contadini del Tirolo credono che alla vigilia di San Giovanni si possano veder brillare come fiamme i tesori nascosti e che il seme della felce raccolto in questa mistica notte possa portare alla superficie l'oro celato nelle viscere della terra. Nel cantone svizzero di Friburgo, il popolo usava un tempo vegliare vicino ad una felce la notte di San Giovanni, nella speranza di guadagnare il tesoro che qualche volta il diavolo in persona portava loro.
Un altro fiore, questo facilmente rintracciabile e che appare d'oro anche ad occhio nudo, è legato nella memoria popolare al solstizio d'estate. La densità della sua fioritura è tale da risaltare sulle grandi distese, come una gran macchia di colore giallo oro misto a rame ; i fiori infatti, così numerosi e brillanti, durano poco, un giorno soltanto, e subito appassiscono e assumono un colore rosso ruggine. Si tratta dell'iperico, un fiore dei campi che è detto erba di San Giovanni, perché anticamente chi si trovava per strada la notte della vigilia, quando le streghe si recavano a frotte verso il luogo del convegno annuale, se ne proteggeva infilandoselo sotto la camicia insieme con altre erbe, dall'aglio, all'artemisia, alla ruta. IL suo stretto legame col Battista sarebbe testimoniato dai petali che, strofinati tra le dita, le macchiano di rosso perché contengono un succo detto per il suo colore "sangue di San Giovanni". E' davvero difficile risalire alla motivazione di questo accostamento - perché il Battista e non un altro martire ? - se non forse il fatto che l'iperico è un fiore che si accontenta di poco, per sopravvivere, e vive anche nei climi desertici, come fece un tempo Giovanni il Battista.
Nelle leggende si parla anche di un 'erba piccolissima e sconosciuta, detta Erba dello Smarrimento. Si dice che essa venisse seminata dalle Fate e dai Folletti nei luoghi da loro frequentati e, calpestata, avrebbe allontanato dalla retta via il malcapitato. A questa leggenda si intreccia quella, di origine tedesca ma alquanto diffusa nel biellese, che, se taluno passa vicino alla magica fioritura della felce, nella notte di San Giovanni, senza raccogliere il seme che la pianta lascia cadere, sarà condannato a smarrirsi per via, anche se percorre strade a lui note.
Altrettanto conosciuta era l'Erba Lucente, che consentiva, se portata sul corpo, di vedere la verità delle cose senza mascheramenti o inganni. Poiché quest'erba era invisibile agli uomini, ma non ai bovini domestici, la si poteva raccogliere solo seguendo un vitello al suo primo pascolo, oppure le mandrie, nella notte di San Giovanni. Si raccontava infatti che in quelle occasioni i bovini mangiassero solo quell'erba, dando così la possibilità a chi proprio lo desiderava di individuarla. Le vecchie storie non tramandano cosa accadesse agli incauti che ci riuscivano, cui da allora, conoscendo ogni verità, era negata la possibilità dell'illusione.

mercoledì 17 settembre 2008

LA LEGGENDA DEL DREAM CATCHER SECONDO LA CULTURA DEI CHEYENNE


Molto tempo prima che arrivasse l’uomo bianco, in un villaggio cheyenne viveva una bambina il cui nome era Nuvola Fresca. Un giorno la piccola disse alla madre, Ultimo Sospiro della Sera:” quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero a nutrirsi, becca pezzi del mio corpo e mi mangia finché non arrivi tu, leggera come il vento e lo cacci via. Ma non capisco cosa sia tutto questo”.

Con grande amore materno Ultimo Sospiro della Sera rassicurò la piccola dicendole: “le cose che vedi di notte si chiamano sogni e l’uccello nero che arriva è soltanto un’ombra che viene a salvarti” Nuvola fresca rispose: “ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche che sono buone”.

Allora la saggia madre, sapeva che in cuor suo sarebbe stato ingiusto chiudere la porta alla paura della sua bimba, inventò una rete tonda per pescare i sogni nel lago della notte, poi diede all’oggetto un potere magico: riconoscere i sogni buoni, cioè quelli utili per la crescita spirituale della sua bambina, da quelli cattivi, cioè insignificanti e ingannevoli. Ultimo Sospiro della Sera costruì tanti dream catcher e li appese sulle culle di tutti i piccoli del villaggio cheyenne. Man mano che i bambini crescevano abbellivano il loro acchiappasogni con oggetti a loro cari e il potere magico cresceva, cresceva, cresceva insieme a loro… Ogni cheyenne conserva il suo acchiappasogni per tutta la vita, come oggetto sacro portatore di forza e saggezza.

Ancora oggi, a secoli di distanza, ogni volta che nasce un bambino, gli Indiani costruiscono un dreamcatcher e lo collocano sopra la sua culla. Con un legno speciale, molto duttile, plasmano un cerchio, che rappresenta l'universo, e intrecciano al suo interno una rete simile alla tela del ragno. Alla ragnatela assegnano quindi il compito di catturare e trattenere tutti i sogni che il piccolo farà. Se si tratterà di sogni positivi, il dream catcher li affiderà al filo delle perline (le forze della natura) e li farà avverare. Se li giudicherà invece negativi, li consegnerà alle piume di un uccello e li farà portare via, lontano, disperdendoli nei cieli...

lunedì 15 settembre 2008

"ma perché proprio a me"?!?

E già… alle volte ci si domanda "ma perché proprio a me"?!?eppure non si trova mai risposta.. o per lo meno una risposta soddisfacente.. e allora si continua sempre imperterriti a sbattere la testa contro il muro, alla ricerca di un qualcosa che noi stessi per primi sappiamo che non esiste..

E ti chiedi "ma cosa ho fatto di male?!dove ho sbagliato?!" e allora cerchi di addossarti mille colpe.. colpe non tue.. colpe di cose che tu non hai mai fatto, però questo ti rimane sempre l’unico motivo per cercare di dare una spiegazione, trovare un motivo valido, perché è questo ciò che vuole il tuo cervello.. sapere il perché.. e allora tiri un lieve sospiro di "sollievo", che è più che altro rammarico, sconforto.. delusione..

E cominci a ripensare a tutti i giorni passati insieme, scandendo nella tua mente ogni singolo istante, ogni momento, ogni secondo durante i quali ti sei sentito veramente felice. E rifletti… le mille promesse, le dolci parole, gli attimi rubati, i baci che nascevano da un tuo sorriso e morivano sulle sue labbra.... E vorresti piangere.. sì esatto, piangere.. ma non devi, non puoi farlo, cosa penserebbe chi ti vede? Lacrime, roba da persone fragili, senza carattere, con poca autostima… ecco cosa pensa chi ti vede piangere… eppure a te non interessa, perché da qualche ora, non sei più tu… non siete più "voi".. e la voglia di piangere aumenta, sempre di più.. cresce vertiginosamente insieme alla rabbia, al desiderio di spaccare tutto, urlare, scappare e andare lontano. e allora qualcosa ti scava dall’interno dello stomaco, sale sempre di più, arriva in gola, e poi? poi si blocca.. un nodo… un muro insormontabile che neanche il tuo dolore riesce a superare… e allora ti innervosisci sempre di più, perché tu vuoi piangere… devi piangere!! devi farlo assolutamente, per liberare la tua rabbia, la delusione, le tue emozioni, che ancora tieni salde al cuore… eppure nulla, non una lacrima… sembra quasi uno scherzo maligno del destino… lacrime mai versate… lacrime che forse erano già fluite in passato, ed ora ormai non esistono più… E vorresti parlare con qualcuno… cercare conforto nelle parole di chi veramente ti vuole bene, ma sai che non servirebbe a nulla, perché nessuno ti capisce… nessuno può farlo, perché nessuno soffre come te anche se sai che non è la verità, ti senti la persona più sofferente del mondo, fragile, indifesa… e finisci con il domandarti se ne valga la pena, se tutto quello che avete passato assieme è "degno" di una tale sofferenza…

mercoledì 18 giugno 2008

LE MUSE-

Figlie di Zeus e di Mnemosine (che significa Memoria). Il sommo dio si unì per nove notti con la dea figlia di Urano e di Gea. Allo scadere della gestazione la dea partorì (nella Pieria ai piedi dell'Olimpo) nove bimbe: le Muse che presiedevano alla bella arte della musica. Esse erano: Clio ispiratrice della storia, Euterpe la rallegrante (ispiratrice della musica e della poesia melica), Talia la festosa (musa della commedia), Melpomene la cantante (musa della tragedia), Tersicore che gode della danza, Erato stimolatrice di nostalgie (ispiratrice della poesia amorosa, come suggerisce il nome stesso che condivide la radice di erao, amo, ed eros, amore), Urania la celeste (musa dell'astronomia), Polinnia la ricca di Inni e Calliope dalla bella voce (la più nobile, ispiratrice della poesia epica). Le Muse erano invocate dai poeti come ispiratrici dei loro canti. Chi osava offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia. Questi aveva nove figlie che hanno voluto gareggiare con le Muse nel canto e furono mutate, come racconta Ovidio in rauche gazze. Da questo evento le Muse a volte vengono chiamate Pieridi.
Spesso sono accompagnate da Apollo, dio non solo del sole ma anche della musica e della poesia, che per questo viene detto musegeta (ovvero, colui che guida le muse).

I SATIRI

Sono dèmoni della natura, chiamati anche Silèni, di solito accompagnatori di Dioniso (Bacco).
Venivano raffigurati in varie sembianze: a volte la parte bassa del corpo era quella di un cavallo
e quella alta quella di un uomo;
a volte la parte bassa era quella di un caprone, e lo stesso volto, sia pure con fattezze vagamente umane,
aveva in testa due corna. In entrambi i casi erano dotati di una lunga coda e di un membro virile spropositato, evidentemente simbolo della fecondità della natura che essi rappresentavano.
Li si immaginava beatamente danzanti nelle campagne e perennemente ubriachi,
al seguito di quell'altro avvinazzato di Bacco, mentre inseguivano le Ninfe,
vittime più o meno riluttanti delle loro bramosie sessuali.

LE NINFE

Erano giovani donne che abitavano nelle campagne, nei boschi, nelle acque dei fiumi e dei mari; di questi luoghi personificavano lo spirito e la fecondità. Erano figlie di Zeus (Giove), e a loro si rivolgevano preghiere perché, pur essendo considerate divinità secondarie, potevano intercedere presso il sommo dio, ed essere, a volte, anche temibili. Nel panorama mitologico, erano le accompagnatrici di una grande divinità, particolarmente di Diana (Artemide) e di Bacco (Dioniso), o di una di loro stesse ma di grado più elevato, come Calipso o Circe.

Appartenevano a varie... categorie, a seconda dell'ambiente dove trascorrevano la loro vita. Vi erano le Nàiadi che vivevano nelle fonti e nei corsi d'acqua; Le Nerèidi, le ninfe del mare calmo. Nelle montagne, invece, vivevano ninfe particolari, chiamate Orcadi; nelle selve, nei boschi sacri vivevano le Alsèidi, e così via.

Erano un po' come le fate della nostra tradizione popolare, figure familiari all'immaginazione dell'uomo, che da esse poteva aspettarsi, ricorrendo ad esse nella preghiera, fantastici benefici. Le ritroviamo spesso come mogli o compagne degli spiriti maschili della natura, come Pan, i Satiri, Prìapo. E anche grandi dèi dell'Olimpo, come Zeus, Apollo, Eracle, non disdegnano di avere con loro travolgenti storie d'amore.



CALYPSO

Nella mitologia greca Calypso è una ninfa, il cui nome potrebbe derivare dal verbo greco kalyptein (coprire, celare) e in effetti la dea trattiene per sette anni Ulisse nella sua isola.
Secondo Esiodo, era una delle Oceanine, figlie del titano Oceano e della titanide Teti.
Secondo il racconto dell'Odissea di Omero era invece figlia di Atlante e abitava in una grotta nell'isola di Ogigia. Un giorno Ulisse, scampato al vortice di Cariddi, approdò sull'isola e Calypso se ne innamorò.
Per persuaderlo a rimanere presso di lei, la ninfa gli promise l'immortalità, ma l'eroe rifiutò.
Ulisse restò ad Ogigia sette anni, finché Atena chiese a Zeus di intervenire. Il dio allora mandò Ermes per convincere Calypso a lasciarlo partire e lei a malincuore acconsentì.
Per punizione alla sua cattiva condotta viene imprigionata nelle spoglie mortali di una semplice ragazza, dei suoi poteri inizialmente devastanti rimane solo il dono della veggenza e pochi altri, come quello del poter comunicare col mare...e interiormente coltova l'ira contro chi la rilegata in quel corpo



CIRCE

Circe rappresenta la donna che, essendo stata tradita dall'uomo, vuole sfruttare la carica erotica di cui è consapevole come arma di rivalsa per schiavizzarlo.
Ma rappresenta anche la donna che, sotto la scorza del risentimento, cela un animo generoso, disponibile a ripensare le proprie paure, capace di rimettersi in gioco.


NAIADI

Le Naiadi sono le ninfe dell'acqua nelle sue diverse forme, e personificano la fonte o il fiume che abitano, a volte singolarmente, a volte in gruppo come sorelle. Godono di grande longevità ma sono mortali.

Nelle leggende e nelle genealogie dei mitografi la loro origine è variabile: secondo Omero sono figlie di Zeus, per altri discendono dal dio Oceano, oppure sono le figlie del dio del fiume nel quale abitano.

Ogni fonte ha una Naiade, protagonista della sua personale leggenda, come nel caso della ninfa Aretusa, protetta da Artemide e, come lei, sdegnosa dell'amore, la cui sorgente sbocca vicino Siracusa.

Le Naiadi avevano la fama di essere guaritrici e gli infermi bevevano l'acqua delle loro fonti o vi si bagnavano. A volte, invece, il bagno era considerato sacrilego ed era punito con una vendetta, per lo più espressa in forma di malattia misteriosa.


NERIDI

Sono le cinquanta figlie di Nereo, dio marino con il dono della profezia e capace di assumere qualsiasi forma, e di Doride. Sono considerate le ninfe protettrici del mar Mediterraneo, marine a differenza delle naiadi, ninfe delle acque dolci, e delle Oceanine, ninfe degli oceani e figlie del dio Oceano. Dalle profondità del mare dove vivevano, salivano in superficie per aiutare i marinai. Erano immortali e facevano parte del corteo di Poseidone (o Nettuno per i romani), dio greco del mare, a cavallo dei delfini e accanto ai tritoni. Ninfe famose furono Teti, o Tetide, madre di Achille, Galatea, di cui era innamorato Polifemo, Anfitrite, sposa di Poseidone, Calipso, la ninfa amante di Ulisse.


ALSEIDI

Sono ninfe dei boschi, si dice terrorizzassero i viandanti che attraversavano le selve. Le alseidi, come peraltro le altre ninfe, erano divinità naturali, ma non erano immortali, anche se potevano disporre di una vita molto lunga. Apparivano sotto forma di giovani e bellissimi ragazze alle quali nessun uomo poteva resistere.vi erano però, alcune ninfe "buone" come viene raccontato dal mito di ercole, le quali con filtro magici composti prevalentemente dalle foglie di alcune piante utili per guarire le ferite,o i traumi anche psicologici dei foresieri donando loro protezione e passione.Le piu' famose erano Callisto e la sorella piu' piccola Anthea, legate sentimentalmente a Diana dea della caccia

lunedì 16 giugno 2008

Un giorno, Diana disse a sua figlia Aradia:

Vero e' che tu sei spirito
Ma per essere mortale nascesti,

e a retro andare in terra,

maestra sarai a omini e donne

se vonno imparar la tu' scuola,

che di sortilegio sara' fatta.

Lungi dalla figlia di Hermes tu sarai,

ne' della razza scellerata e infame

che schiavitu' rese ladri e briganti,

ne' Zingara ne' Giudea

No, tu non diverrai.

Prima delle streghe sarai tu,

la prima d'esse al mondo conosciuta.

Nei palazzi avvelenare i signori,

l'arte che insegnerai.

Dell'oppressor legar lo spirito.

Rovinera' il raccolto del ricco avaro,

per la scuola delle streghe,

rovinera' il suo raccolto,

con tempesta folgore et baleno,

con grandine e con vento.

E se un prete benediceti,

danno ti reca , doppio danno gli renderai.

Nel mio nome, Diana

delle Streghe la Regina.

Et nobili et preti ti diranno,

"Credi in Padre, Spirito e Maria"

rispondi sempre

"Vostro Dio padre, Figlio et Maria,

per noi diavoli sono".

Falso Padre il vostro Dio

A distruggere i malvagi sono venuta,

e li distruggero'.

Fame voi poveri patite,

spesso e duramente laorate

prigione avete visto,

non possedete un'anima dunque?

Di lunga piu' pulcra

a oltre conoscerete gioia,

ma tormento sara' per chi vi opprime



Or quando Aradia ebbe appreso la stregoneria e come con esse distruggere la malvagia razza dei feudatari, ella imparti' questa conoscenza alle sue discepole, e disse loro:

Quando io avro' lasciato questo mondo,

di qualsiasi cosa abbisognate,

Una volta al mese,

quando la luna e' piena,

venite in un luogo deserto

Nella Selva, tutte insieme.

E adorate lo spirito possente,

di mia madre Diana; e colei che voglia

apprendere la stregoneria, e ancor non abbia

penetrato d'essa i profondi segreti,

Mia madre gliel'insegnera',i segreti

di tutte le cose sconosciute

E cosi' dal feudo sarete liberi,

Liberi in ogni cosa voi sarete

E in segno di liberta',

nudi vi mostrerete, uomini e donne.

e questo fino a quando

l'ultimo dei signori non sia morto,

e celebrerete il rito

del Cero di Benevento

estinguendo le luci,

quindi appronterete

una cena in tal guisa.

domenica 15 giugno 2008

Ritorno sui miei passi
E adesso contali bene
Il tempo che è passato
Non è una buona ragione
Ho idea che non mi basti
Lo scambio di un'opinione
E neanche l'imbarazzo
Con cui mi mostri le scuse
La muta del serpente
Nasconde il tuo vero nome
Di chiacchiere suadenti
Sono già stato a lezione
Baciando la fiducia
Con un rasoio a due lame
Hai fatto molta strada
Sacrificato persone
Tutta la tua arrogante danza danza
La sicurezza di chi è sempre a tempo
Il giusto slalom sfavillante e attento
Di chi da sempre intona l'ultima parola (esige-impone)
(...)
Durante questo tempo
Ho vomitato rancore
Ho ricucito i pezzi
Ricominciato a sperare
Avevi tutto quanto
Anche il mio sogno migliore
Hai preso ciò che serve
Senza ritegno nè onore

giovedì 5 giugno 2008

Fate


C'è un mondo lontano,
dove la fantasia si confonde con la realtà.
Ci sono verità nascoste, paure infondate, parole che sanno di sogno
ma che portano ad un vero ed unico scopo!

Solo chi crede che nella vita ci sia qualcosa di buono
può affrontare il cammino
e solo gli animi gentili
hanno la facoltà di riuscire a capire...

Image Hosted by ImageShack.us
Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us

Danza selvaggia,
nella notte avviene,
dono alla luna,
musica soave,
violino che infrange il silenzio.
Suonatore pazzo,
che insegue,
una figlia della notte,
meraviglia del creato,
del visibile e dell'invisibile.
Tu che ispiri
tutto ciò che creo,
tu che sei tutto ciò che sogno.
Tu che ogni notte torni da me,
torni a danzare sotto la luna,
a quella dea,
che entrambi onoriamo,
con ciò che sappiam fare,
le poesie e la danza,
tu che la notte,
incanti la natura,
con la tua dolce figura,
la tua serena voce,
meraviglia del creato.



Regole delle Fate




Non fischiare forte nei boschi, il piccolo popolo infatti è anche detto "popolo silenzioso" dato l'amore per i suoni armonici della natura che fischi ed urli andrebbero a rovinare.


Non abbattere un sambuco o cogliere un biancospino, infatti le fate amano soffermarsi soprattutto su queste piante e non gradiscono che vengano strappate, danneggiate o violate in qualsiasi modo.


Non cogliere l'ultima mela di un albero, dato che essa spetta alle fate.

mercoledì 4 giugno 2008

La danza delle Fate


Il bosco risplende di un'aerea fosforescenza.

Avanzano le fate verso il centro del Cerchio
in sincronia, avvolte dai riflessi delle stelle sulle loro ali.

Una nota di flauto rompe il silenzio, colpi sordi di tamburi
le fate alzano le mani al cielo
piano inizia il loro ballo
in onde flessuose i loro piccoli corpi

si muovono al ritmo di suoni dimenticati;
battono i piedi leggeri sull'erba,
passi cadenzati per la Danza delle Fate.

Volano in alto i nostri cuori
nostra è la vita e nostro l'amore
nulla ci tocca per più di un respiro
viviamo al limite dell'umana follia.

Sogni, desideri, indecenti languori
scateniamo nei cuori di uomini e dei.

Nostre le fronde del bosco di notte
nessuna di noi sa cosa è tristezza
viviamo prive di ogni saggezza
allegria e risate la nostra salvezza.

A noi nulla e nessuno comanda


libertà è la nostra filosofia
della ragione non seguiamo la via
ora piangiamo, ora ridiamo
viviamo ogni istante della vita come fosse
l'ultimo o l'eternità.

Uniamo gli opposti, disfiamo le trame,
balliamo e giochiamo da notte a mattina.

Le braccia, le gambe in un ritmo sfrenato,
per noi primavera è sempre vicina.

Festeggiamo ogni istante
non fa differenza
buona o cattiva
questa è la vita.

I fianchi, la testa, i nostri capelli
onde di un mare,
mare fatato.

In fondo sappiamo cos'è l'amarezza
l'angoscia, la morte, il desiderio, la pazzia;
ma tutto finisce e tutto ritorna
ogni pensiero arriva lontano.

Voliamo incontro alla madre Luna
e al mattino padre Sole sarà la nostra meta.

Ogni rimpianto, ogni rimorso
dalla nostra anima viene lavato via.

Perché noi sappiamo volare

oltre il cielo e ancora più su
nei sogni degli uomini
nelle lacrime degli ultimi
conosciamo segreti che mai voce ha rivelato
i segreti del vostro cuore.

La musica si fa dolce
la notte se ne va'.

La Danza finisce e torna il silenzio.

Per un attimo i nostri occhi s'incontrano

non è difficile leggere nei cuori altrui
difficile è toccarli, quei cuori,
perché spesso sono chiusi.

Pensieri profondi?

Lungi da noi
che nessuno sappia che noi fate
ne siamo capaci.

Nel bosco torna il silenzio.

L'alba è ormai prossima.

domenica 1 giugno 2008

PABLO NERUDA


Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento di una
splendida felicità.

Dal manoscritto di Sarah Greaves

Desideri e sogni
che forse paiono immensi
ma nulla e' statico.
Tutto muta,

la Ruota gira costante,
prima o poi un nuovo bosco sacro
crescerà silenzioso,
ed un piccolo fuoco
arderà accanto ad
una sorgente cristallina,
in quel giovane bosco.

l muschio umido coprirà le pietre,
le stagioni trascorreranno lente
e ciò che fu sogno,
sarà realtà,
si caricherà della forza del tempo
e di coloro che vi hanno creduto.

lunedì 19 maggio 2008

Vivi con Passione

Incantata stregata estasiata rapita e innamorata
Appassionata e impaurita, esaltata annebbiata



Stupita annullata e impazzita,
ingelosita e insospettita, immalinconita
e dall’amore inebriata.

Tradita umiliata lasciata
Offesa e mortificata
Ma molto peggio ignorata
Col cuore spezzato
Ma sicura di aver amato anche se non ricambiata
consapevole di aver vissuto una passione che rivivrei

Sbracata sopita tediata
ingolfata di banalità
ma la passione esplode di nuovo
per fatalità













Quando la vita te le offrirà vivi le passioni, vivi con passionalità!!!

Le mie passioni -Gothic Fairy Vampire-


Image Hosted by ImageShack.us

Image Hosted by ImageShack.us

Image Hosted by ImageShack.us
glitter-graphics.com Image Hosted by ImageShack.us
TAG this image MondoGlitter.it