Tutti hanno un paio di ali ma solo chi sogna impara a volare.

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My Spirit of Fairy


Carezze di fiati sulle guance, petali di rosa sulle mie labbra...
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venerdì 14 marzo 2008

JANAS; Le piccole fate delle rocce


Chi erano
Sono descritte come una specie di piccolissime fate che vivevano in buchi scavati nelle rocce (le cosiddette domus de janas).

Uscivano solo di notte, affinché i raggi del sole non rovinassero la loro candida pelle.
Quando, nelle notti senza luna, si spostavano per andare a pregare presso i templi nuragici, erano costrette a percorrere sentieri ripidi e ricoperti di rovi.

Per evitare le spine, le janas diventavano luminose: questo chiarore segnalava la loro presenza.

Cosa facevano
Erano specializzate in ogni tipo di lavoro domestico: tessevano splendide stoffe e preparavano un pane più leggero dell'ostia.

Secondo la leggenda, possedevano telai d'oro, setacci per la farina fatti d'argento. Ma non solo: esse custodivano un immenso tesoro, fatto di oro, perle, diamanti.

A difesa di queste ricchezze erano poste le cosiddette muscas maceddas, orribili creature con testa di pecora, un occhio solo al centro della fronte, denti aguzzi, ali corte e, sulla coda, un pungiglione velenoso.
Le muscas si trovavano nascoste dentro una cassa, mischiata a tante altre contenenti il tesoro.
Poiché nessuno osava rischiare di aprire la cassa sbagliata, liberando così i terribili insetti, il tesoro da sempre era e rimaneva di proprietà delle janas.

Curiosità

* Le janas accompagnavano il loro lavoro con un bellissimo canto: la melodia si spandeva nell'aria e nelle notti silenziose dava conforto ai viandanti solitari.
* Le tombe preistoriche, scavate nella roccia 5-6000 snni fa, diffusissime in Sardegna, sono chiamate domus de janas (case delle janas)




La leggenda
Grotte Is Janas, (le Fate)

Secondo la leggenda la grotta era da tempo immemorabile la dimora fissa di tre janas, mezze fate e mezze streghe, rispettate e temute dagli abitanti della zona.
Esse amavano la buona cucina e dedicavano molto tempo alla preparazione di manicaretti e pasticcini.
Un giorno decisero di fare molte frittelle e, di buona lena, iniziarono a prepararle; così, friggendo e mangiando, non si resero conto che il tempo passava e che era giunto il periodo della quaresima.
Un frate che da Sadali attraversava il bosco per andare a predicare a Seulo, fu attratto dal profumo delle frittelle, raggiunse l’ingresso della grotta vi entrò e arrivo nella sala in cui le Janas erano intente a cucinare.
Adirato perché non si preparavano spiritualmente ai riti liturgici e non rispettavano il digiuno quaresimale, le rimproverò aspramente, ottenendo però l’effetto contrario.
Infatti le Janas, anziché pentirsi per il loro operato, aggredirono il religioso, lo bastonarono ben bene e, convinte di farla franca lo impiccarono.
Ma non avevano ancora fatto in tempo a rimettersi a friggere che l’inesorabile giustizia di Dio si abbatté sul loro capo, punendole in modo singolare.
Furono infatti pietrificate, unitamente ai loro utensili (macina, forno, padelle), alle provviste ed e al cadavere del povero religioso che pende ancora dal soffitto come una grossa stalattite..



Esseri leggendari, Credenza Sarde.
Sa Filonzana: è ritenuta la Parca sarda che fila col fuso il filo del destino di tutti, che conosce e che è nelle sue mani. E’una maschera tipica del carnevale sardo, cattiva e ambigua, ha una gobba ed è vestita di nero. Conosce e spesso decide della sorte degli uomini col suo filo che, tutti temono, potrebbe spezzarsi. E’ rispettata ma non gradita e la gente ha paura di lei. Nella notte di capodanno pare che sa Filonzana seguisse i ragazzi per una questua di frutta secca e dolciumi per ogni casa del paese garantendone la buona riuscita.

Sùrbiles: erano le donne vampiro che di notte , fra la mezzanotte e le tre, andavano a succhiare il sangue dei neonati dalla fontanella del cranio. Per arrivare alle camere delle vittime, si trasformavano , a seconda della tradizione, in mosca, gatto, uccello, fumo o gomitolo. La trasformazione avveniva grazie ad oli vegetali , a pozioni magiche a base di sangue, grasso di cadavere o bacche di ginepro. In certe zone si riteneva che le donne nate il 24 dicembre e le settime figlie femmine erano destinate a diventare streghe vampiro. Per tenere lontane le Sùrbiles si usavano degli amuleti da mettere vicino alla culla del neoneto: una scopa , dei coltelli, un treppiede, un mazzo di foglie di issopo e arancio. In alcune zone si usava tappare le fessure delle finestre o della porta con la cera vergine, in altre si usava mettere un paio di scarpe a capo del letto da abbinare ad un fazzolettoda testa da mettere ai piedi del letto. Si pensava, inoltre, che l’unico santo in grado di contrastare il potere delle streghe vampiro fosse San Sisinno e che il bambino che portava il nome del santo fosse immune.

Panas: erano gli spiriti delle donne morte nel parto, che erano condannate a restare sulla terra con le stesse sembianze che avevano da vive e lavare i panni del bambino morto per un periodo compreso fra i due e i sette anni. Mentre lavavano i panni dall’una di notte fino alle tre cantavano una tristissima ninna nanna. Erano condannate a non parlare e a non interrompere il lavoro per non dover ricominciare il tempo della penitenza.

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Le mie passioni -Gothic Fairy Vampire-


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