Spesso sono accompagnate da Apollo, dio non solo del sole ma anche della musica e della poesia, che per questo viene detto musegeta (ovvero, colui che guida le muse).
mercoledì 18 giugno 2008
LE MUSE-
Spesso sono accompagnate da Apollo, dio non solo del sole ma anche della musica e della poesia, che per questo viene detto musegeta (ovvero, colui che guida le muse).
I SATIRI
Venivano raffigurati in varie sembianze: a volte la parte bassa del corpo era quella di un cavallo
e quella alta quella di un uomo;
a volte la parte bassa era quella di un caprone, e lo stesso volto, sia pure con fattezze vagamente umane,
aveva in testa due corna. In entrambi i casi erano dotati di una lunga coda e di un membro virile spropositato, evidentemente simbolo della fecondità della natura che essi rappresentavano.
Li si immaginava beatamente danzanti nelle campagne e perennemente ubriachi,
al seguito di quell'altro avvinazzato di Bacco, mentre inseguivano le Ninfe,
vittime più o meno riluttanti delle loro bramosie sessuali.
LE NINFE
Erano giovani donne che abitavano nelle campagne, nei boschi, nelle acque dei fiumi e dei mari; di questi luoghi personificavano lo spirito e la fecondità. Erano figlie di Zeus (Giove), e a loro si rivolgevano preghiere perché, pur essendo considerate divinità secondarie, potevano intercedere presso il sommo dio, ed essere, a volte, anche temibili. Nel panorama mitologico, erano le accompagnatrici di una grande divinità, particolarmente di Diana (Artemide) e di Bacco (Dioniso), o di una di loro stesse ma di grado più elevato, come Calipso o Circe.
Appartenevano a varie... categorie, a seconda dell'ambiente dove trascorrevano la loro vita. Vi erano le Nàiadi che vivevano nelle fonti e nei corsi d'acqua; Le Nerèidi, le ninfe del mare calmo. Nelle montagne, invece, vivevano ninfe particolari, chiamate Orcadi; nelle selve, nei boschi sacri vivevano le Alsèidi, e così via.
Erano un po' come le fate della nostra tradizione popolare, figure familiari all'immaginazione dell'uomo, che da esse poteva aspettarsi, ricorrendo ad esse nella preghiera, fantastici benefici. Le ritroviamo spesso come mogli o compagne degli spiriti maschili della natura, come Pan, i Satiri, Prìapo. E anche grandi dèi dell'Olimpo, come Zeus, Apollo, Eracle, non disdegnano di avere con loro travolgenti storie d'amore.
CALYPSO
Nella mitologia greca Calypso è una ninfa, il cui nome potrebbe derivare dal verbo greco kalyptein (coprire, celare) e in effetti la dea trattiene per sette anni Ulisse nella sua isola.
Secondo Esiodo, era una delle Oceanine, figlie del titano Oceano e della titanide Teti.
Secondo il racconto dell'Odissea di Omero era invece figlia di Atlante e abitava in una grotta nell'isola di Ogigia. Un giorno Ulisse, scampato al vortice di Cariddi, approdò sull'isola e Calypso se ne innamorò.
Per persuaderlo a rimanere presso di lei, la ninfa gli promise l'immortalità, ma l'eroe rifiutò.
Ulisse restò ad Ogigia sette anni, finché Atena chiese a Zeus di intervenire. Il dio allora mandò Ermes per convincere Calypso a lasciarlo partire e lei a malincuore acconsentì.
Per punizione alla sua cattiva condotta viene imprigionata nelle spoglie mortali di una semplice ragazza, dei suoi poteri inizialmente devastanti rimane solo il dono della veggenza e pochi altri, come quello del poter comunicare col mare...e interiormente coltova l'ira contro chi la rilegata in quel corpo
CIRCE
Circe rappresenta la donna che, essendo stata tradita dall'uomo, vuole sfruttare la carica erotica di cui è consapevole come arma di rivalsa per schiavizzarlo.
Ma rappresenta anche la donna che, sotto la scorza del risentimento, cela un animo generoso, disponibile a ripensare le proprie paure, capace di rimettersi in gioco.
NAIADI
Le Naiadi sono le ninfe dell'acqua nelle sue diverse forme, e personificano la fonte o il fiume che abitano, a volte singolarmente, a volte in gruppo come sorelle. Godono di grande longevità ma sono mortali.
Nelle leggende e nelle genealogie dei mitografi la loro origine è variabile: secondo Omero sono figlie di Zeus, per altri discendono dal dio Oceano, oppure sono le figlie del dio del fiume nel quale abitano.
Ogni fonte ha una Naiade, protagonista della sua personale leggenda, come nel caso della ninfa Aretusa, protetta da Artemide e, come lei, sdegnosa dell'amore, la cui sorgente sbocca vicino Siracusa.
Le Naiadi avevano la fama di essere guaritrici e gli infermi bevevano l'acqua delle loro fonti o vi si bagnavano. A volte, invece, il bagno era considerato sacrilego ed era punito con una vendetta, per lo più espressa in forma di malattia misteriosa.
NERIDI
Sono le cinquanta figlie di Nereo, dio marino con il dono della profezia e capace di assumere qualsiasi forma, e di Doride. Sono considerate le ninfe protettrici del mar Mediterraneo, marine a differenza delle naiadi, ninfe delle acque dolci, e delle Oceanine, ninfe degli oceani e figlie del dio Oceano. Dalle profondità del mare dove vivevano, salivano in superficie per aiutare i marinai. Erano immortali e facevano parte del corteo di Poseidone (o Nettuno per i romani), dio greco del mare, a cavallo dei delfini e accanto ai tritoni. Ninfe famose furono Teti, o Tetide, madre di Achille, Galatea, di cui era innamorato Polifemo, Anfitrite, sposa di Poseidone, Calipso, la ninfa amante di Ulisse.
ALSEIDI
Sono ninfe dei boschi, si dice terrorizzassero i viandanti che attraversavano le selve. Le alseidi, come peraltro le altre ninfe, erano divinità naturali, ma non erano immortali, anche se potevano disporre di una vita molto lunga. Apparivano sotto forma di giovani e bellissimi ragazze alle quali nessun uomo poteva resistere.vi erano però, alcune ninfe "buone" come viene raccontato dal mito di ercole, le quali con filtro magici composti prevalentemente dalle foglie di alcune piante utili per guarire le ferite,o i traumi anche psicologici dei foresieri donando loro protezione e passione.Le piu' famose erano Callisto e la sorella piu' piccola Anthea, legate sentimentalmente a Diana dea della caccia
lunedì 16 giugno 2008
Un giorno, Diana disse a sua figlia Aradia:
Vero e' che tu sei spirito
Ma per essere mortale nascesti,
e a retro andare in terra,
maestra sarai a omini e donne
se vonno imparar la tu' scuola,
che di sortilegio sara' fatta.
Lungi dalla figlia di Hermes tu sarai,
ne' della razza scellerata e infame
che schiavitu' rese ladri e briganti,
ne' Zingara ne' Giudea
No, tu non diverrai.
Prima delle streghe sarai tu,
la prima d'esse al mondo conosciuta.
Nei palazzi avvelenare i signori,
l'arte che insegnerai.
Dell'oppressor legar lo spirito.
Rovinera' il raccolto del ricco avaro,
per la scuola delle streghe,
rovinera' il suo raccolto,
con tempesta folgore et baleno,
con grandine e con vento.
E se un prete benediceti,
danno ti reca , doppio danno gli renderai.
Nel mio nome, Diana
delle Streghe la Regina.
Et nobili et preti ti diranno,
"Credi in Padre, Spirito e Maria"
rispondi sempre
"Vostro Dio padre, Figlio et Maria,
per noi diavoli sono".
Falso Padre il vostro Dio
A distruggere i malvagi sono venuta,
e li distruggero'.
Fame voi poveri patite,
spesso e duramente laorate
prigione avete visto,
non possedete un'anima dunque?
Di lunga piu' pulcra
a oltre conoscerete gioia,
Or quando Aradia ebbe appreso la stregoneria e come con esse distruggere la malvagia razza dei feudatari, ella imparti' questa conoscenza alle sue discepole, e disse loro:
Quando io avro' lasciato questo mondo,
di qualsiasi cosa abbisognate,
Una volta al mese,
quando la luna e' piena,
venite in un luogo deserto
Nella Selva, tutte insieme.
E adorate lo spirito possente,
di mia madre Diana; e colei che voglia
apprendere la stregoneria, e ancor non abbia
penetrato d'essa i profondi segreti,
Mia madre gliel'insegnera',i segreti
di tutte le cose sconosciute
E cosi' dal feudo sarete liberi,
Liberi in ogni cosa voi sarete
E in segno di liberta',
nudi vi mostrerete, uomini e donne.
e questo fino a quando
l'ultimo dei signori non sia morto,
e celebrerete il rito
del Cero di Benevento
estinguendo le luci,
quindi appronterete
una cena in tal guisa.
domenica 15 giugno 2008
E adesso contali bene
Il tempo che è passato
Non è una buona ragione
Ho idea che non mi basti
Lo scambio di un'opinione
E neanche l'imbarazzo
Con cui mi mostri le scuse
La muta del serpente
Nasconde il tuo vero nome
Di chiacchiere suadenti
Sono già stato a lezione
Baciando la fiducia
Con un rasoio a due lame
Hai fatto molta strada
Sacrificato persone
Tutta la tua arrogante danza danza
La sicurezza di chi è sempre a tempo
Il giusto slalom sfavillante e attento
Di chi da sempre intona l'ultima parola (esige-impone)
(...)
Durante questo tempo
Ho vomitato rancore
Ho ricucito i pezzi
Ricominciato a sperare
Avevi tutto quanto
Anche il mio sogno migliore
Hai preso ciò che serve
Senza ritegno nè onore
giovedì 5 giugno 2008
Fate
C'è un mondo lontano,
dove la fantasia si confonde con la realtà.
Ci sono verità nascoste, paure infondate, parole che sanno di sogno
ma che portano ad un vero ed unico scopo!
Solo chi crede che nella vita ci sia qualcosa di buono
può affrontare il cammino
e solo gli animi gentili
hanno la facoltà di riuscire a capire...
Danza selvaggia,
nella notte avviene,
dono alla luna,
musica soave,
violino che infrange il silenzio.
Suonatore pazzo,
che insegue,
una figlia della notte,
meraviglia del creato,
del visibile e dell'invisibile.
Tu che ispiri
tutto ciò che creo,
tu che sei tutto ciò che sogno.
Tu che ogni notte torni da me,
torni a danzare sotto la luna,
a quella dea,
che entrambi onoriamo,
con ciò che sappiam fare,
le poesie e la danza,
tu che la notte,
incanti la natura,
con la tua dolce figura,
la tua serena voce,
meraviglia del creato.
Regole delle Fate
Non fischiare forte nei boschi, il piccolo popolo infatti è anche detto "popolo silenzioso" dato l'amore per i suoni armonici della natura che fischi ed urli andrebbero a rovinare.
Non abbattere un sambuco o cogliere un biancospino, infatti le fate amano soffermarsi soprattutto su queste piante e non gradiscono che vengano strappate, danneggiate o violate in qualsiasi modo.
Non cogliere l'ultima mela di un albero, dato che essa spetta alle fate.
mercoledì 4 giugno 2008
La danza delle Fate
Avanzano le fate verso il centro del Cerchio
in sincronia, avvolte dai riflessi delle stelle sulle loro ali.
Una nota di flauto rompe il silenzio, colpi sordi di tamburi
le fate alzano le mani al cielo
piano inizia il loro ballo
in onde flessuose i loro piccoli corpi
si muovono al ritmo di suoni dimenticati;
battono i piedi leggeri sull'erba,
passi cadenzati per la Danza delle Fate.
Volano in alto i nostri cuori
nostra è la vita e nostro l'amore
nulla ci tocca per più di un respiro
viviamo al limite dell'umana follia.
Sogni, desideri, indecenti languori
scateniamo nei cuori di uomini e dei.
Nostre le fronde del bosco di notte
nessuna di noi sa cosa è tristezza
viviamo prive di ogni saggezza
allegria e risate la nostra salvezza.
A noi nulla e nessuno comanda
libertà è la nostra filosofia
della ragione non seguiamo la via
ora piangiamo, ora ridiamo
viviamo ogni istante della vita come fosse
l'ultimo o l'eternità.
Uniamo gli opposti, disfiamo le trame,
balliamo e giochiamo da notte a mattina.
Le braccia, le gambe in un ritmo sfrenato,
per noi primavera è sempre vicina.
Festeggiamo ogni istante
non fa differenza
buona o cattiva
questa è la vita.
I fianchi, la testa, i nostri capelli
onde di un mare,
mare fatato.
In fondo sappiamo cos'è l'amarezza
l'angoscia, la morte, il desiderio, la pazzia;
ma tutto finisce e tutto ritorna
ogni pensiero arriva lontano.
Voliamo incontro alla madre Luna
e al mattino padre Sole sarà la nostra meta.
Ogni rimpianto, ogni rimorso
dalla nostra anima viene lavato via.
Perché noi sappiamo volare
oltre il cielo e ancora più su
nei sogni degli uomini
nelle lacrime degli ultimi
conosciamo segreti che mai voce ha rivelato
i segreti del vostro cuore.
La musica si fa dolce
la notte se ne va'.
La Danza finisce e torna il silenzio.
Per un attimo i nostri occhi s'incontrano
non è difficile leggere nei cuori altrui
difficile è toccarli, quei cuori,
perché spesso sono chiusi.
Pensieri profondi?
Lungi da noi
che nessuno sappia che noi fate
ne siamo capaci.
Nel bosco torna il silenzio.
L'alba è ormai prossima.
domenica 1 giugno 2008
PABLO NERUDA
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento di una
splendida felicità.
Dal manoscritto di Sarah Greaves
che forse paiono immensi
ma nulla e' statico.
Tutto muta,
la Ruota gira costante,
prima o poi un nuovo bosco sacro
crescerà silenzioso,
ed un piccolo fuoco
arderà accanto ad
una sorgente cristallina,
in quel giovane bosco.
l muschio umido coprirà le pietre,
le stagioni trascorreranno lente
e ciò che fu sogno,
sarà realtà,
si caricherà della forza del tempo
e di coloro che vi hanno creduto.